L'occupazione dell'ex Galleria Contemporaneo di Via Piave ci è piaciuta tantissimo. Non sapevamo niente di quello che stava accadendo, eravamo a Berlino un po' sconnessi dagli eventi locali. Poi ci hanno telefonato i ragazzi del Rivolta e ci hanno invitati ad una riunione del collettivo appena insediato, durante la quale è stata esplicitata l'apertura verso proposte che venissero dall'esterno.
Di pancia, nel modo corsaro che ci contraddistingue, abbiamo pensato che riuscire a dare subito una mostra a questo spazio sarebbe stato un segnale importante per supportare la loro azione. Una mostra forte, seconda tappa di un percorso che avremmo dovuto esporre al Teatro Valle di Roma, se la situazione lì non fosse precipitata.
La cosa che più ci preoccupava era il confronto con il passato che ha questo spazio, un luogo, il luogo che ha portato l'eccellenza dell'arte a Mestre, ma alla fine qualche rischio nella vita bisogna pur prenderselo e così abbiamo accolto l'invito che ci è stato proposto. In quattro giorni è stato fatto tutto, allestimento, comunicati e conferenza stampa, luci, fogli di sala e tanto altro. La squadra di giovani occupanti ha offerto un appoggio degno dei migliori musei e anche le incomprensioni e le normali disorganizzazioni, che non potrebbero non esserci dopo pochi giorni di occupazione, sono state superate agevolmente. Un grazie particolare va ad Adalberto Abbate, Petrov Ahner, Nicolas Clauss, e Sandro Mele, artisti seri, impegnati, aperti e pronti ad accettare la sfida di uno spazio nascente, ancora tutto da scrivere, dando fiducia a noi e ai ragazzi di L.O.Co.
Nell'allestimento abbiamo cercato di creare relazione tra la funzione che aveva lo spazio prima che venisse chiuso nel 2010 e l'identità che ha acquisito attraverso questa nuova occupazione. Abbiamo voluto dare un suggerimento, lanciare uno spunto che possa integrarsi nei giorni a venire con le attività già in programma e che rappresentano il cuore vivo di questo progetto. La nostra va presa come una riflessione agita attraverso una pratica immediata.
Oggi, dopo aver montato foto e videoproiettori, allestito materassi e tavolini, siamo davvero contenti di aver preso questa decisione. Drop-out #2 è il nostro contributo per appoggiare L.O.Co., un progetto di occupazione che ha restituito uno spazio alla collettività. Abbiamo una data di inizio e un tempo flessibile che si relazionerà anche con il calendario che gli occupanti stanno definendo. Di sicuro ci auguriamo che ai ragazzi arrivino decine di proposte da artisti e curatori che vogliano fare un ragionamento su cosa possa significare un impegno artistico-politico contemporaneo, cogliendo la palla che abbiamo voluto lanciare con la nostra proposta.
Ci vediamo domenica dalle 15.00 in poi, perché possiate giudicare voi stessi il lavoro nostro e soprattutto quello di chi ha unito il coraggio di forzare i confini della legalità al desiderio di ribadire un principio attraverso questa occupazione. Perché ci auguriamo che la città consideri di nuovo questo spazio come uno polmone necessario.
Testo di Cristina Fiore e Andrea Penzo
Di pancia, nel modo corsaro che ci contraddistingue, abbiamo pensato che riuscire a dare subito una mostra a questo spazio sarebbe stato un segnale importante per supportare la loro azione. Una mostra forte, seconda tappa di un percorso che avremmo dovuto esporre al Teatro Valle di Roma, se la situazione lì non fosse precipitata.
La cosa che più ci preoccupava era il confronto con il passato che ha questo spazio, un luogo, il luogo che ha portato l'eccellenza dell'arte a Mestre, ma alla fine qualche rischio nella vita bisogna pur prenderselo e così abbiamo accolto l'invito che ci è stato proposto. In quattro giorni è stato fatto tutto, allestimento, comunicati e conferenza stampa, luci, fogli di sala e tanto altro. La squadra di giovani occupanti ha offerto un appoggio degno dei migliori musei e anche le incomprensioni e le normali disorganizzazioni, che non potrebbero non esserci dopo pochi giorni di occupazione, sono state superate agevolmente. Un grazie particolare va ad Adalberto Abbate, Petrov Ahner, Nicolas Clauss, e Sandro Mele, artisti seri, impegnati, aperti e pronti ad accettare la sfida di uno spazio nascente, ancora tutto da scrivere, dando fiducia a noi e ai ragazzi di L.O.Co.
Nell'allestimento abbiamo cercato di creare relazione tra la funzione che aveva lo spazio prima che venisse chiuso nel 2010 e l'identità che ha acquisito attraverso questa nuova occupazione. Abbiamo voluto dare un suggerimento, lanciare uno spunto che possa integrarsi nei giorni a venire con le attività già in programma e che rappresentano il cuore vivo di questo progetto. La nostra va presa come una riflessione agita attraverso una pratica immediata.
Oggi, dopo aver montato foto e videoproiettori, allestito materassi e tavolini, siamo davvero contenti di aver preso questa decisione. Drop-out #2 è il nostro contributo per appoggiare L.O.Co., un progetto di occupazione che ha restituito uno spazio alla collettività. Abbiamo una data di inizio e un tempo flessibile che si relazionerà anche con il calendario che gli occupanti stanno definendo. Di sicuro ci auguriamo che ai ragazzi arrivino decine di proposte da artisti e curatori che vogliano fare un ragionamento su cosa possa significare un impegno artistico-politico contemporaneo, cogliendo la palla che abbiamo voluto lanciare con la nostra proposta.
Ci vediamo domenica dalle 15.00 in poi, perché possiate giudicare voi stessi il lavoro nostro e soprattutto quello di chi ha unito il coraggio di forzare i confini della legalità al desiderio di ribadire un principio attraverso questa occupazione. Perché ci auguriamo che la città consideri di nuovo questo spazio come uno polmone necessario.
Testo di Cristina Fiore e Andrea Penzo