Vengono di seguito riportati gli incipit dei vari articoli scritti da me e da Andrea Penzo negli ultimi anni. Per chi fosse interessato alla versione completa si prega di contattarmi via mail: [email protected]
Dietro un riflesso
Arturo Calce è uno che sa organizzare lo spazio: lo si vede subito entrando nel suo piccolo appartamento gioiello nel centro di Treviso. Un rifugio non molto abitato per il suo costante viaggiare, ma non per questo meno vissuto. Mobili nati dalla sua penna, colori azzardati ma armonici, libri, quadri, pezzi di design. Scivoliamo sulla superficie della vita di un uomo in continuo movimento, seguendone il flusso dalla periferia delle scelte al centro della poetica, come un fiotto di sangue che risale le vene verso il centro del cuore. La Tribuna di Treviso - 22 settembre 2014: "Dietro un riflesso", su Arturo Calce |
Flame (Chains)
Un uomo con il volto bianco, il petto nudo e un tulle rosso che si appresta a domare il fuoco immergendosi in un'azione virile che acquisisce i contorni del perturbante, per gli elementi stessi che ne compongono la visione. Un tutù, che non potrebbe essere altro che rosso, a sovrapporre la zona del pube all'elemento femminile della danza. Un volto niveo, terreo nella sua concentrazione e fermezza, che dissimula il pericolo di una forza così dirompente. Le braccia e le mani, strumenti del fare, che maneggiano le fiamme grazie a catene che non appaiono come presagio di prigionia, ma come servitrici all'altezza del compito. Catalogo Flame di Andrea Contin - 2014: testo introduttivo |
E luce fu - XV elemento
Una donna in bianco e nero con una croce sulle labbra. Nuda, impossibilitata a dire. L'immagine che si sdoppia, si moltiplica, si trasforma in un esercito. Una figura composta, che si muove nello spazio in modo trattenuto, espressivo nonostante il bavaglio, come in quelle immagini della propaganda nazista in cui tutto veniva bruciato nel color polvere del bianco e nero. È questo il XV elemento di “E luce fu”, il ciclo di lavori a cui Michele Tombolini si sta dedicando da anni. Catalogo Personal Structures. 55. Esposizione Internazionale d'Arte. La Biennale di Venezia, 2013, su Michele Tombolini |
Deep, codici inversi
Anna Ramasco è stata allevata per fare l'artista, ingozzata di pastelli a cera e colori a olio. Luce accesa anche di notte perché i suoi occhi si nutrissero di concetti presi da ogni genere di libro. Allevamento intensivo. Tirata su a mostre e musei, chiusa vicino ad artisti, critici e galleristi perché si facesse le ossa. Ha undici anni quando inizia a “entrare nel giro”, posando per dei quadri che, come modella, scavalca subito per andare dall'altra parte della tela: la pittrice da cui va usa colori molto accesi e lei si lascia suggestionare, creando orchi, figure improbabili, esplosioni vitali. Una persona che frequenta l'atelier li vede e decide di comprarne uno, giocando il ruolo del collezionista. con-fine n.26 - settembre 2012: "Deep, codici inversi", su Anna Ramasco |
Adriano Berengo
Adriano Berengo è un sognatore. Si può incontrare in Fondamenta Vetrai a Murano mentre chiacchiera col più famoso degli artisti newyorkesi nel suo perfetto inglese, o in veneziano con il garzone della fornace. Il suo studio è un condensato di energia: Plessi è andato via da poco, chiamano i Subsonica, passano designer ed artisti, escono casse con sculture meticolosamente imballate. L'arte qui è così viva che sembra lontanissima dal silenzio dei musei che vogliono ingabbiare ciò che invece ha bisogno di evolversi. Catalogo Glasstress Beirut - open project by Adriano Berengo - 2012: testo introduttivo |
L'antinarratività
Raccontare Marianna Andrigo e Aldo Aliprandi è quanto di più complicato ci possa essere per me. Il loro lavoro, rispetto a quello mio e di Andrea Penzo, è diametralmente opposto: loro indagano e noi narriamo. Loro cercano una gocciolina d'acqua nella piega di un corpo, noi cerchiamo il movimento del corpo nell'acqua. Loro scavano in profondità per conquistare un sapere che si traduca in gesto, noi osserviamo per rendere visibile la profondità di quel gesto. Loro approfondiscono la tecnica per sublimarla ed andare oltre, noi la neghiamo per dare forza al concetto. con-fine n.25 - marzo 2012: "L'antinarratività", su Marianna Andrigo e Aldo Aliprandi |
Metamorfosi, materia, corpo
È fine agosto, a Roma ci saranno almeno quaranta gradi e non c'è neanche l'ombra di un cristiano per strada. Giriamo intorno a Regina Coeli due o tre volte, cercando il numero civico che ci suggerisce un carabiniere togliendosi il cappello e passandosi un fazzoletto attorno al collo. È un luogo carico di suggestioni, arrivano voci di carcerati dai cortili ed una porta con una freccia ci fa vedere il momento in cui un uomo esce di nuovo alla vita, dopo anni di nulla. con-fine n.24 - dicembre 2011: "Metamorfosi, materia, corpo", su Giosetta Fioroni |
Intermundi
Banchina Molini dista da casa nostra poco più di cinque minuti. Basta attraversare i binari del treno, girare a sinistra e ti trovi davanti all'acqua. Steso su un balcone guardo il porto, sembra un cuore nero e morto che mi sputa una poesia, dice l'autoradio. È anche zona di prostituzione e sesso questa, femminile e spenta in Via Fratelli Bandiera, giovane e maschile quella attorno al Glitter Disco, ma è proprio su Banchina Molini che si incrociano, ammiccano e si scambiano i corpi da una macchina all'altra. con-fine n.23 - settembre 2011: "Intermundi", su Banchina Molini |
Racconti di confine
Non è mai bello disallestire una mostra, è un atto che porta con sé sempre una certa dose di tristezza. Si sfilano i chiodi dal muro, si tappano i buchi e si ricopre tutto di una mano di bianco per cancellare il passaggio. Domani ci saranno altri artisti qui a prendere misure, a puntare luci, a scegliere frammenti di spazio per ammaliare il pubblico. Oggi però ci spetta il compito di impacchettare i nostri lavori e di stiparli nel bagagliaio dilatato di una Renaut Laguna. Ad aiutarci c'è la piccola famiglia del Tacheles: Barbara, Petrov, Orvar e Miriam. con-fine n.22 - giugno 2011: "Racconti di confine", su Roland Wirtz |