Penso che ad un certo punto abbiamo deciso di parlarci perché le nostre teste facevano troppo rumore, allora abbiamo aperto una diga che nascondeva una valanga di idee brillanti, dubbi, cretinate, osservazioni acute, ideali di dimensioni forse spropositate e così via, alla scoperta del mondo che volevamo ci circondasse.
Sono contenta oggi, a 15 anni di distanza e forse anche qualcosa di più, di vedere che le nostre esplorazioni della vita, dell'arte, dell'individuo umano stanno continuando e godono di ottima salute, nonostante i cambi di rotta e le trasformazioni delle precoci intuizioni di allora.
“Gated Community” è l'atto primo di una serie di racconti sull'attesa, sulla sospensione, sull'incapacità di scegliere e di dare una svolta alla propria vita. Il tempo sospeso e la situazione paradossale in cui si trova il personaggio, Harry, conferiscono all'atmosfera di tutto il pezzo un colore come da film anni Sessanta. L'immagine che mi viene in mente nitida è intrisa del vapore dei bagni di Fellini in 8 e ½, anche se tutto dovrebbe essere immerso nella brillantezza abbagliante della luce.
Gated Community è un racconto che dice di un'attitudine che caratterizza profondamente la raccolta emotiva e immaginifica di Claudia, un'attenzione rapita per le storie che le vengono raccontate, che accendono in lei quasi un desiderio affannato di sapere, per qualcosa che il vento le ha portato tra le mani. In questo caso si è trattato di due amici viaggiatori provenienti dalla Bulgaria, che l'hanno incontrata a Venezia e a cui hanno affidato la storia di quest'uomo, disperso in una prigione dorata e incapace di trovare una propria via di fuga reale. Questa storia poi lei stessa la trasporta ad Amburgo, città in cui ha vissuto per alcuni anni, e lì ha trovato la forma scritta che si può leggere ora.